Valentina
Valentina “Da Boss” Balzano classe 1990 fu mia compagna di classe, per un solo anno, in quinta elementare. Mentre io ero in seconda media, lei si diplomava al liceo con 110 cum laude in economia e commercio portando a termine un MBA a New York con tesi dal titolo “The New Financial Global Crisis, cause money are all mine.” Quando i professori si alzarono in piedi per applaudirla, lei, da Marchesa di Canterbury che è, ripose altisonante: “Perché io sono io, e voi nun sete un cazzo”. Il fatto che l’asilo, la scuola elementare, il liceo, l’università e New York fossero di suo padre, non influì minimamente ne sulla sua carriera, ne sul suo ego, sempre al suo fianco, tranne quando volavano, su due Jet personali, così da non stare stretti. Lei ed Eggy, sono ancora oggi amici inseparabili, e nel 2012 acquisirono tutte le piantagioni di lentiggini del mondo, motivo per cui il dottorino di Chiacago, rimase desaturato e smacchiato.
Il 4 Ottobre regalò ad Eggy per il suo onomastico ( ebbene sì, pagò il Papa per far santificare Eggy e modificare il calendario gregoriano eliminando l’inutile San Francesco ) tutte le azioni dell’azienda automobilistica di Torino, facendo detonare per i festeggiamenti tutte le linee di montaggio della Panda: un sentimento di odi et amo esplode nel cuore del “Pandino” che ancora appende foto del BOSS nella sua cameretta.
Ad oggi Eggy è l’unico santo vivente riconosciuto, candidato come prossimo Papa, per il quale molto probabilmente vedremo una fumata rosa dovuta ad un rogo di Orsetti del cuore.
Guido
Guido Akhmed Gallò nacque nel 1901 nella Repubblica del Djibouti, in un paesino così piccolo da non essere segnato sulle mappe, da madre francese e padre afar, dinamitardo suicida, che morì quando lui era ancora in fasce, a causa di una detonazione precoce.
Guido si portò dietro la passione del padre nella sua professione di archeologo. Detonazioni accurate gli permisero di portare alla luce reperti che altrimenti avrebbero richiesto anni di scavi.
Giusto il naso esploso della Sfinge di Giza è una piccola macchia indelebile sulla sua carriera, anche se voglio dire, un naso dai!
Gallò ed io ci incontrammo mentre eravamo entrambi impegnati a studiare lo Scarabeo egizio, a me piacciono gli insetti, lui era ricurvo sui geroglifici. Rimasi affascinato da come quei simboli per me incomprensibili potevano essere combinati per formare parole e frasi di senso compiuto, lui che era un esperto dei codici consentiti riusciva ad ogni turno ad accumulare un punteggio altissimo, accoppiando parole su due linee adiacenti con trick da vero professionista.
Gli piaceva pescare le lettere dal sacchetto di lino e scoprire i tasselli come fossero carte da poker, ma nulla gli dava più gioia di collezionare gli scarabei scambiandoli con le lettere in suo possesso, generando l’invida degli altri giocatori. Memorabile fu la partita dove Bertolowsky e von Khar si inginocchiarono dinnanzi alla sua abilità scaraboide, match in cui si narra Bertolowsky fece saltare in aria la stele da gioco con un pugno, innescando un ordigno. Da allora persi i contatti con Gallò, ma a me piace pensare che lui sia ancora lì, nella narice della Sfinge con i suoi bacarozzetti nel sacchetto di lino.